Elena Mazzi e Sara Tirelli, Masbedo, Janis Rafa, Oliver Ressler, Salvatore Arancio, Shadi Harouni, Sigalit Landau, José Guerrero con Antonio Blanco, Rä di Martino
TERZO APPUNTAMENTO CON LA RASSEGNA VIDEO IDEATA DA BEATRICE BULGARI PER IN BETWEEN ART FILM, A CURA DI PAOLA UGOLINI, PER LA SALA CINEMA DEL MUSEO NOVECENTO. BEFORE WE VANISH, QUESTO IL TITOLO DELLA RASSEGNA IN PROGRAMMA DAL 12 APRILE AL 4 LUGLIO 2019.
Fa parte del progetto Substainable Thinking, in collaborazione con Fondazione Ferragamo e Museo Salvatore Ferragamo e vuole mostrare, il lavoro di dieci artisti internazionali (Masbedo, Janis Rafa, Oliver Ressler, Salvatore Arancio, Shadi Harouni, Sigalit Landau, Elena Mazzi e Sara Tirelli, José Guerrero con Antonio Blanco, Rä di Martino) e il loro rapporto con il mondo vegetale e animale.
La natura, intesa sia come forza generatrice, spiritualmente connessa con la vita umana sia come simulacro di un presente angosciante, è il filo conduttore del progetto. Con le loro opere questi artisti ci invitano a riflettere sulla nostra esistenza. Il mondo in cui viviamo è in grave pericolo, l’ecosistema è seriamente minacciato da uno sfruttamento sistematico e non etico delle sue risorse. Il problema è globale ed è un problema politico più che tecnico o scientifico e gli artisti, come moderne Cassandre, ci stanno mettendo in guardia.
Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984) nel suo lavoro indaga il rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda, nel quale vive e con il quale si confronta ogni giorno. Una ricerca artistica quasi di tipo antropologico per analizzare un’identità che è allo stesso tempo sia personale che collettiva. Importante è per questa artista il rapporto con uno specifico territorio di cui deve avere esperienza diretta e non mediata o distorta dai mezzi di comunicazione. Sara Tirelli (Gorizia, 1979) è un’artista e filmmaker il cui lavoro si colloca lungo il confine tra arte e cinema. Nella sua ricerca l’esperienza cinematografica è intesa come processo sensoriale e cognitivo ed i suoi lavori indagano il rapporto tra percezione, media e cultura. In A Fragmented world (2016), Mazzi e Tirelli, propongono una visualizzazione della teoria delle fratture del fisico Bruno Giorgini. L’interazione fra arte e scienza produce sempre interessanti risultati come si evince guardando questo complesso e visivamente affascinante lavoro, che utilizza il paradigma della dinamica delle fratture riguardante la morfogenesi e la morfo-dinamica del paesaggio vulcanico dell’Etna. La stratificazione del vulcano siciliano cambia infatti continuamente la sua conformazione a causa delle numerose eruzioni. Le inquadrature iniziali ci mostrano la potenza della natura; sono delle immagini sovrapposte di alcune zone dell’Etna realizzate in momenti diversi. Alcune sono state prodotte in anni passati a scopo puramente scientifico per valutare le variazioni morfologiche della struttura vulcanica, mentre altre sono state realizzate dalle autrici del video. Questa modalità di sovrapposizione delle immagini illustra il ciclo di trasformazione che ha subito questo territorio brullo e discontinuo. Nel video ad un tratto entra inaspettatamente in scena un podista che corre sul terreno vulcanico. Questa presenza umana – incongrua e spiazzante – e la velocità con cui il podista si sposta sul terreno accidentato, danno una consistenza diversa al paesaggio rendendolo assai più concreto, e a noi contemporaneo.
12 aprile – 4 luglio 2019
Museo Novecento, Piazza Santa Maria Novella 10, Firenze