La pratica di Marco Raparelli fonda le sue radici nel bianco e nero dei comic books, letteralmente “libri umoristici”, dai quali l’artista trae, con un suo personale ed originale timbro, un linguaggio comunicativo apparentemente ironico ed efficace per indagare, grazie ad un attento sguardo sociale, le svariate sfaccettature del mondo che lo circonda, compreso quello dell’arte. Attraverso il disegno, elemento costitutivo del suo lavoro, Raparelli, evitando ogni sorta di decorativismo, ritrae un’umanità che sembra essere stata sorpresa all’improvviso, smascherata in bizzarre attitudini o in scene comuni di vita quotidiana, un’umanità universalmente riconosciuta che, senza elitarie esclusioni, dà la possibilità a tutti di riconoscersi in uno di quei strani e goffi personaggi.
Attraverso una spietata sintesi formale, l’artista riporta, senza volontà critica, l’essere umano in quanto tale, illustrandoci con eloquente chiarezza l’emblema di un’umanità che, seppur in continuo mutamento, sarà per certe abitudini senza tempo.
Declinato attraverso una serie di linguaggi differenti – come l’animazione, la scultura, l’installazione e il libro d’artista – il disegno è il punto di partenza e il tratto distintivo dell’opera di Marco Raparelli. I suoi disegni, contraddistinti da uno stile grafico deliberatamente impreciso e sintetico, prendono spunto dall’osservazione dei personaggi che realmente abitano il contesto quotidiano, per catturarne difetti, manie e contraddizioni. Allargando il proprio immaginario iconografico fino a inglobare la realtà, Raparelli dà vita a un universo parallelo in bilico tra verità e finzione, raziocinio e ironia, per ricordare all’osservatore che le cose non sono mai come sembrano.