Il 12 marzo 2009 nasce nel cuore della Roma più antica e popolare EX ELETTROFONICA: una realtà che segna un punto di svolta nella concezione architettonica degli spazi espositivi privati.
Beatrice Bertini, giovane curatrice e storica dell’arte, ha voluto interpretare lo spazio come luogo di interazione attiva fra architettura e arti visive: l’idea è infatti quella di chiamare gli artisti a fondere il loro lavoro con lo spazio, per creare non solo una reciproca interazione ma un’opera d’arte unica.
La concezione spaziale di EX ELETTROFONICA è a cura di Alessandra Belia e Federico Bistolfi, già collaboratori dello studio romano di Zaha Hadid, che hanno dato vita ad un ambiente sospeso, un contenitore per l’arte in cui possano nascere sensazioni per alimentare l’immaginazione. L’indeterminatezza della forme e l’assenza di spigoli e angoli genera una spazialità ovattata, un organico limbo bianco. Una pelle continua avvolge fisicamente la struttura, in uno spazio fluido che interagendo con l’arte sembra in continua evoluzione. Uno spazio dinamico, in cui è l’arte la matrice del cambiamento.
A inaugurare questa realtà espositiva così diversa da quella tradizionale è stata scelta Maria Dompè, un’artista che attraverso la scelta dei luoghi e la loro trasformazione costruisce con lo spazio un rapporto intimo e totale per mezzo di installazioni ambientali, a volte dalla durata minima.
Per Maria Dompè la cultura dello spazio e l’impegno civile sono due risvolti di un unico percorso, fusi in una visione spirituale dell’arte: nello stabilire un segreto colloquio tra lo spazio e l’artista, l’opera nasce per il luogo e con il luogo prescelto.
Nella visione della Dompè il luogo possiede una sorta di pensiero con cui lei riesce a stabilire una dialettica di interazione. Insieme a questo, il messaggio dell’artista tende anche all’impegno sociale, all’“altruismo morale”.
In tal modo l’opera diventa un messaggio, uno stimolo percettivo per ridestare una umanità spesso indifferente ai grandi temi morali e alle ingiustizie sociali.