Il 6 marzo inaugura da Ex Elettrofonica la prima mostra personale in Italia di Tímea Oravecz dal titolo Paradise Lost. La mostra prende le mosse da alcune riflessioni scaturite da un viaggio in Colombia l’autunno scorso, che l’artista mette in relazione con i temi antichi, ma ancora attuali, del Paradiso Perduto di John Milton.
L’artista ungherese, cresciuta a Budapest durante gli anni del socialismo, coniuga il proprio background ad aspetti sociali e culturali ampiamente variegati, che ritrova in diversi Stati Occidentali in cui ha avuto modo di vivere negli ultimi vent’anni. Ne scaturisce una poetica che affonda radici nella dicotomia tra culture d’origine e necessità d’integrazione. Ogni lavoro è strettamente connesso con la situazione socioculturale in cui nasce, così Paradise Lost si presenta come una riflessione sulla reinterpretazione dell’ideologia marxista-leninista da parte del bolivarismo e della guerriglia comunista in Sudamerica, in un contesto molto diverso e lontano da quello che l’artista ha conosciuto in prima persona durante la sua infanzia in Ungheria.
La Colombia è un paese eterogeneo, in ripresa dopo cinquant’anni di guerra civile. Sulla carta una nazione ricca di attrattive sia dal punto di vista naturale sia dal punto di vista umano: l’ospitalità dei colombiani e il loro buon umore fanno apparire questo stato come un vero paradiso terrestre. In realtà un’analisi meno superficiale, che tenga conto dei giochi di potere, della guerra, delle lotte intestine tra il governo e la guerriglia, lascia trasparire tutta la violenza e la povertà che interessa questo territorio e che lo identifica come un vero e proprio inferno. Questa situazione è fatta oggetto di attenzione da parte dell’artista che in Colombia ha raccolto testimonianze dirette di persone che le hanno voluto raccontare le proprie storie.
In questa mostra Tímea Oravecz vuole mettere in relazione il Paradiso Perduto, in cui John Milton adombrava le guerre civili che scuotevano gli ultimi anni della Repubblica Inglese, con le lotte intestine colombiane. In particolare l’artista ungherese prende spunto dal II libro, dedicato all’inferno, in cui Milton mette in scena i conflitti tra le varie fazioni militari e politiche, coniugandole con la guerra cinquantennale combattuta nel paese latino e solo formalmente conclusa.
Nel lavoro dell’artista la realtà poetica di Milton e cruda realtà colombiana si fondono e si confrontano, sviluppando un flusso di pensieri, una riflessione concreta che si riflette nelle opere in mostra.
L’interesse per i meccanismi sociopolitici dei contesti presi in esame per le sue ricerche artistiche, così come la partecipazione attiva e l’attenzione alle sfaccettature culturali dei luoghi vissuti in prima persona, si intrecciano a quella necessità di nomadismo così strettamente interconnessa al quotidiano, che diventa per lei materia prima e spunto di riflessione, ma anche un vero e proprio modo di approcciarsi alla vita e a ciò che la circonda.
Timea Anita Oravecz, nata a Budapest; studia presso l‘Accademia di Belle Arti di Venezia – Dipartimento di Scultura, laureata con il punteggio 110/110 e Lode nel 2007 a Venezia. Dal 2009 al 2011 Studente di Master presso Prof. Olafur Eliasson, Institut für Raumexperimente a Berlino, laurea con il massimo punteggio nel 2011 febbraio.
Finalista di Mostyn Open Award, Mostyn Gallery, Wales (2015), vincitrice della Borsa „Artist in Residence Programm“ Kamov con il supporto del Dipartimento della Cultura della Città di Fiume, Croazia (2014), Borsa di studio Berliner Senat, Goldrausch Künstlerinnenprojekt art IT, Berlino (2011-2012). Assegnazione del Premio New York presso Triangle Arts Assocation, New York, USA (2010), del Premio Hans Purrmann (2009), e Borsa di Studio DAAD, UdK, Berlino (2008-2009), Assegnazione di uno studio personale per la durata di un anno (2005-2006) e del I. premio da parte della Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2004)
Oravecz ha realizzato mostre personali a Berlino ed a Helsinki, e piu di cinquanta mostre collective tra: BIENALSUR, la 1. Bienniale di Arte del Sud America, Cúcuta, Colombia (2017), Goethe Institut, Tanger, Marocco (2017), Hamburger Bahnhof – Museo di Arte Contemporanea, Berlino (2017), KUMU Museo di Arte Contemporanea di Tallin, Estonia (2017), Ikob – Museum of Contemporary Art in Eupen, Belgium (2017), 17th Art Biennial Serbia (2016), The Zacheta National Gallery of Art, Warsaw, (2016), 1st OFF Biennale, Budapest (2015), Mostyn Gallery, Wales (2015), Neue Nationalgalerie, Berlino (2014), Haus der Kulturen der Welt, Berlino (2013), Kunstraum Kreuzberg/Bethanien, Berlino (2012), Bunkier Sztuki Contemporary, Cracovia (2011), La Galleria Nazionale Ungherese, Budapest (2011), Triangle Arts Association, New York (2010), Secession, Vienna (2010), Zeppelin Museum, Friedrichshafen (2010), Eastside Projects, Birmingham (2009), Manifesta 7, Rovereto (2008) and Mostra finale del XII Corso Superiore di Arti Visive, Fabbrica del Vapore, Milano (2006), Fondazione Bevilacqua La Masa, spazio espositivo di Piazza San Marco, Venezia (2004)
Timea Anita Oravecz vive e lavora a Berlino.